07 Mar La gestione dei conflitti come ricarica per la nostra Energia
Immaginiamo la nostra vita come una batteria, sì proprio come quella che genera la corrente per far accendere l’automobile. Il polo positivo è rappresentato dai sogni, dagli obiettivi, quello negativo dai problemi, dalle angosce. Questi due poli sono collegati tra loro da un filo, dalla resistenza che porta la corrente e che rappresenta la capacità di farci le domande giuste, di autoprogrammarci, di uscire dai condizionamenti. Più riusciamo a fare le scelte giuste, a risolvere i conflitti, più ci carichiamo di energia e più stiamo bene.
Ma cosa sono i conflitti? E come possiamo gestirli?
Quando ci troviamo ad avere una discussione con qualcuno, possiamo generare un “contrasto”, se i nostri punti di vista sono differenti (ad es. tifiamo per due squadre di calcio diverse), ma la cosa finisce là. Se invece la discussione si sposta dal “cosa” al “come” si sta discutendo, il contenuto passa in secondo piano e spostiamo il focus su qualche altro punto, entrando in “campi minati” causati da problemi personali irrisolti, generiamo un “conflitto”.
I conflitti possono essere di tre tipi:
- intrapersonali – quando dobbiamo fare una scelta fra bisogni, desideri o doveri (ad esempio fra la carriera e la famiglia) rischiando di entrare in conflitto con noi stessi
- interpersonali – quando due persone sono in disaccordo
- intergruppo – quando nascono dispute fra gruppi, nazioni, …
Per evitare di generare un conflitto, dobbiamo essere in grado di capire quando la comunicazione si sta spostando su un “campo minato”, quando ci stiamo allontanando dal focus del discorso iniziale e dobbiamo avere la capacità di gestirla.
Per risolvere invece un conflitto già in atto (persone che non si parlano a causa di un litigio per motivi a volte sconosciuti, per parole dette o non dette,…) è importante comunicare facendo le domande giuste, senza giudicare, lasciando parlare l’interlocutore, in modo da poter capire come risolvere la questione, perché “ciò che comprendi lo gestisci, ciò che non comprendi ti gestisce”.
In generale il conflitto si può gestire in 7 fasi, consequenziali:
- Riconoscerlo, capire che stiamo “facendo esplodere una mina” con la nostra comunicazione;
- Mettere a fuoco “chi è” la persona che abbiamo davanti, riconoscere i suoi bisogni e desideri, diversi dai nostri, chiedersi “quanto importante” è per noi;
- Mettere in campo la nostra EMPATIA, dimostrare interesse vero nei confronti del nostro interlocutore, facendo domande sulle cose che lo interessano, senza pregiudizi;
- Ascoltare chi abbiamo davanti, lasciandolo parlare per l’80% del tempo. L’ascolto deve essere attivo, con riconoscimento da parte nostra e sottolineando tutto ciò in cui siamo d’accordo, senza esprimere giudizi;
- Gestire il proprio stato d’animo, controllando le proprie emozioni. E’ indispensabile riconoscere l’emozione di chi si ha davanti e saper calibrare la propria. Le persone solitamente perdono il controllo del proprio stato d’animo, quando l’altro le critica (e si tratta sempre di una verità!) o quando le fa sentire in colpa. Si reagisce alle critiche se non si sta facendo nulla per migliorare, se invece si sta compiendo un lavoro su se stessi, si è più sereni e le critiche non suscitano reazioni. Non si deve pensare di cancellare il passato, ma sarà sufficiente aggiungere delle abitudini positive e felici a quelle negative e dannose.
- Parlare con autorevolezza, cercando di capire come si sente l’altro e portando in campo la propria esperienza, senza criticare. Nella comunicazione bisogna far conoscere il proprio punto di vista, lasciando però margine di scelta all’interlocutore.
- Imparare a chiedere “scusa” quando comprendiamo che, involontariamente, abbiamo schiacciato un bisogno dell’altro.
Mettendo in pratica questi 7 consigli, riusciremo a gestire i conflitti e a stare bene, anche perché il conflitto risolto è un regalo che ci facciamo, in quanto ci permette di conoscere meglio noi stessi e l’altra persona.
Ma chi avrà l’energia per gestire il conflitto fra due persone?
Colui che ha imparato a stare bene, che ha capito come funziona il meccanismo della comunicazione, che ha un’alta assertività e un alto grado di empatia.
L’assertività è la determinazione a non mollare mai, a fare tutto ciò che serve per sistemare le cose.
L’empatia è la capacità di capire gli altri, di mettersi nei loro panni, senza lasciarsi trascinare, ma comprendendo i loro bisogni.
Nella comunicazione, quindi, è necessario credere in noi stessi, non dobbiamo essere compiacenti, ma nemmeno elusivi e dobbiamo portare avanti il nostro punto di vista con autorevolezza, senza alzare la voce, ma mettendo in campo tutta la nostra empatia.
Noi dobbiamo amare la nostra unicità ed autenticità e non dobbiamo assolutamente cambiare il nostro modo di essere per compiacere gli altri!
Nel prossimo articolo parleremo di STRESS, classificandolo in stress cattivo e stress buono e vedremo come poterlo sfruttare a nostro favore, per ricaricarci di Energia.
Written by Marina Z.